Mi diressi in cucina saltando qua e là. Mi accovacciai dentro l’armadietto in cui la signora Harmon teneva i cereali, c’era abbastanza spazio per me. Lo chiusi. Il cuore mi batteva così forte che probabilmente mi avrebbe tradito. Provai a cercare Caleb, ma era andato via, così come Tate e gli altri, erano tutti spariti.
Il rumore di alcuni passi per poco non mi spaventò a morte. C’era qualcuno in cucina che sgomitava per trovare un posto in cui nascondersi. Avevano un respiro pesante. Sentii una sedia muoversi, immaginai che si fossero nascosti sotto il tavolo. Mentre aspettavo, pensai a Violet e a quello che le era successo. Non era in sé, per niente. Era per quello che aveva fatto con le ceneri? Forse le ceneri di qualcun altro erano finite dentro di lei? Non avevo idea di come funzionasse.
Proprio in quel momento, seniti qualcosa appoggiarsi sulla mia spalla. Era buio, non potevo parlare ed ero in una casa piena solo di superstizione e gente morta. Beh, che una volta era morta. Sentii un gemito sommesso. Cominciarono a scorrermi le lacrime. Sentivo il battito di qualcun altro oltre il mio. Pensai che potesse trattarsi dell’assassino, così aprii velocemente la porta. Fu una mossa stupida, è solo che avevo troppa paura. Quando strisciai fuori, inciampai contro qualcosa. Le mie mani e le mie ginocchia finirono su qualcosa di bagnato sul pavimento. Dietro di me, c’era una figura ferma e ingobbita. Piena d’ansia, la toccai e la colpii. Erano morti.
“Ho… ho trovato un corpo morto”, esclamai.
Le luci si riaccesero immediatamente. La persona morta sul pavimento era un ragazzino dell’età di Caleb di cui non sapevo nulla. Corsi velocemente in cucina e mi lavai le mani. Cominciai di nuovo a piangere ma mi fermai quando la vidi uscire dall’armadietto in cui mi ero nascosta. Era la strana creatura che mi aveva inseguito in giardino. L’unico motivo per cui era appoggiata contro la mia spalla era il suo corpo ritorto e ricurvo. Volevo vomitare. Mi lanciò uno sguardo minaccioso che mi fece andare di corsa nella stanza d’ingresso.
Alcuni di noi si ritrovarono lì, vicino all’ingresso della magione. Quando tutti fummo presenti, il signor Harmon apparve in mezzo a noi. Sorrideva.
“Molto bene, mi cara”, disse, guardandomi. Gli risposi con lo sguardo più accigliato che riuscii a fare. Poi si voltò e guardò tutti gli altri. “Quindi, chi pensate che sia stato?”, domandò.
Tutte le dita puntavano gli altri. Lei aveva persino puntato me. La maggior parte invece erano rivolte verso la donna che si era nascosta con me. Notai che il coltello del vecchio aveva del sangue sopra. Lo indicai, avvicinandomi a lui. Il signor Harmon mi vide e sorrise al vecchio.
“Wow, papà, sono molto orgoglioso di te oggi”, disse il signor Harmon.
Il vecchio guardò dall’altra parte.
La signora Harmon trascinò il corpo morto fuori dalla cucina e lo collocò all’ingresso della porta. Il signor Harmon distrbuì di nuovo le carte. La mia era bianca. Di nuovo.
“Luci spente!”, gridò il signor Harmon.
Mi avvolse di nuovo il buio.
Hide & Seek © Copyright traduzione Michela D’Amico.